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Tempo di (pre)consuntivi per il sistema tessile-abbigliamento

L’industria italiana del tessile-moda chiuderà il 2015 con un fatturato in crescita, ma meno di quanto era stato ipotizzato a giugno 2015, secondo le stime elaborate da Sistema Moda Italia in collaborazione con l’università Carlo Cattaneo Liuc di Castellanza. A penalizzare il made in Italy nella seconda parte dell’anno è stato il netto peggioramento della situazione economico-politica internazionale.

Crisi greca, rallentamento della crescita in Cina, oscillazioni valutarie, più forte concorrenza e timori per nuovi attacchi terroristici hanno fatto sentire i loro effetti sul sistema tessile-abbigliamento italiano nel secondo semestre del 2015. Il giro d’affari a fine anno si attesterà così sui 52,6 miliardi, segnando un +1,1% sul 2014, che tuttavia è inferiore alle previsioni di metà anno.

Claudio Marenzi, presidente di Smi, ha infatti spiegato: “Abbiamo dovuto rivedere al ribasso le stime: l’anno dovrebbe chiudersi con uno scostamento di 2,7 punti percentuali di fatturato rispetto a quanto previsto lo scorso giugno. C’è stata la grande perdita della Russia, con un crollo del 32%, mentre la Cina, pur frenando, ha conservato un +9,5%”. Marenzi ha poi sottolineato: “Ottobre e novembre hanno dato segni di leggera ripresa e possiamo parlare di un velato ottimismo per il primo semestre 2016, così come siamo moderatamente positivi sull’intero anno».

Secondo le stime elaborate da Smi in collaborazione con l’università Carlo Cattaneo Liuc il primo semestre 2016 dovrebbe vedere un fatturato in crescita del 2,2%, con un +2,9% per le esportazioni.

Per quanto riguarda il consumo interno, nel 2015 la voce “consumo apparente” (che intercetta sia la domanda intrafiliera sia il sell-out) torna a rallentare con un -0,8% (25,7 miliardi di euro in valore), dopo il +0,3% del 2014, mentre per il primo semestre 2016 le attese sono di un +0,8%.

Biella, 10 dicembre 2016

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