
Nuovo round per il made in
Si riapre, per l’ennesima volta, la partita dell’etichetta “made in”. A larga maggioranza il Parlamento europeo ha infatti approvato un documento proposto dall’europarlamentare Lara Comi dedicato al marchio di origine obbligatorio e all’etichettatura per prodotti e servizi europei.
Il documento approvato invita la Commissione europea a presentare anche norme vincolanti per l’istituzione di un sistema unico europeo per la protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti non alimentari, in modo da tutelare i consumatori e rafforzare la lotta alla contraffazione.
Dopo il nuovo voto del Parlamento europeo, Lisa Ferrarini, vicepresidente di Confindustria per l’Europa, ha sostenuto che “la Commissione e il Consiglio non hanno più alibi per non andare avanti lungo la strada che dovrebbe portare all’introduzione del made in”
Ma quella per l’etichetta “made in” è una battaglia soprattutto italiana. I paesi nordici sono per lo più contrari alle norme sull’obbligatorietà dell’indicazione di origine dei prodotti di esportazione e importazione, la Germania teme per alcuni suoi prodotti di punta (le auto, per esempio) non interamente realizzati in Germania e così da più di due anni il provvedimento è in una fase di stallo, senza i numeri per essere approvata, ma anche senza una maggioranza per respingerlo definitivamente.
Biella, 15 giugno 2015