
Ice-Agenzia “fotografa” l’Italia che esporta
Il Rapporto Ice-Agenzia “L’Italia nell’economia internazionale” e l’Annuario statistico Istat-Ice “Commercio estero e attività internazionali delle imprese 2016” sono stati presentati a Milano il 12 luglio. Suddiviso in sette capitoli, il Rapporto Ice è il principale strumento di informazione e analisi sul posizionamento competitivo del sistema produttivo italiano nel contesto dell’economia globale. Il volume è arricchito da tavole e grafici e contiene una serie di approfondimenti monografici sui temi di maggiore attualità.
Qual è dunque la situazione dell’Italia nel contesto dell’economia globale? Pur con un commercio mondiale di beni che nel 2015 è risultato in contrazione del 13,2% rispetto al 2014, il nostro paese ha registrato una crescita del valore delle merci esportate (+3,8%) e importate (+3,3%). L’avanzo commerciale (3,2 miliardi in più rispetto al 2014) raggiunge ora i 45,2 miliardi di euro, il saldo più elevato del decennio 2006-2015. Al netto dei prodotti energetici, l’avanzo sale a 78,7 miliardi di euro. A trainare le esportazioni di beni e servizi italiani sono stati gli Stati Uniti: il nostro export verso gli Usa è cresciuto nel 2015 del 21 per cento per un valore di quasi 36 miliardi di euro. Ma il primo mercato di sbocco per le merci italiane resta la Germania (+1,8% per oltre 51 miliardi), seguita dalla Francia (+1,3 per cento e oltre 42 miliardi e mezzo). Il mercato cinese è al nono posto, quello giapponese al dodicesimo.
Fra il 2014 e il 2015, è aumentato anche il numero delle imprese con vendite di beni all’estero: oltre 214 mila nel 2015. Ma in questo ambito ci sono ampi margini di miglioramento: le imprese piccole e medie realizzano quasi la metà delle esportazioni italiane, ma appena un quinto di quelle tedesche e un quarto di quelle francesi. Perché resta basso il valore medio esportato: circa 1,8 milioni per impresa.
D’altra parte, come ha sottolineato Michele Scannavini, presidente Ice-Agenzia “Esportare crea occupazione: l’aumento recente dei posti di lavoro è stato più forte nelle imprese esportatrici (e in particolare in quelle di minori dimensioni) rispetto a quelle attive soltanto sul mercato interno”.
Per quanto riguarda i settori che contribuiscono di più alle esportazioni italiane, i più forti restano, nell’ultimo triennio, la meccanica, il sistema moda e i mezzi di trasporto. Da solo, nel 2015, il tessile abbigliamento calzature ha esportato merci per oltre 48 miliardi, con una quota del 5,7 delle esportazioni mondiali.
Per ottenere questi risultati, hanno giocato un ruolo le politiche di sostegno all’internazionalizzazione promosse da Ice-Agenzia: nel 2015 gli investimenti sono passati da 65 a 110 milioni. E per il prossimo futuro il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha annunciato nuovi programmi pensati su misura per le piccole e piccolissime imprese.
Biella, 27 luglio 2016