
A che punto è la Brexit
Si fa presto a dire Brexit, cioè uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. A un mese di distanza dal referendum che ha deciso per il “leave”, a Londra sembra regnare la confusione sui tempi e modi effettivi del distacco.
L’unica cosa certa è che per uscire dalla Ue, la Gran Bretagna deve notificare formalmente al Consiglio europeo la volontà di recedere dall’Unione e quindi avviare la procedura prevista dall’articolo 50 del Trattato sul funzionamento della Ue. Da quel momento si apre un negoziato tra Gran Bretagna e Commissione europea della durata massima di due anni (prorogabili), il cui risultato dovrà essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio europeo, oltreché dal Parlamento britannico e, forse, sottoposto a un nuovo referendum tra i cittadini britannici. Per ora Londra non ha alcuna intenzione di avviare le procedure dell’articolo 50. Anche perché non è chiaro se per farlo sia sufficiente il risultato del referendum o se debba esprimersi il Parlamento britannico (contrario alla Brexit): sulla questione è stata chiamata a decidere la Corte suprema britannica, che lo farà non prima di ottobre. A conti fatti, Teresa May, neo-primo ministro, ha già dichiarato che la richiesta di attivare l’articolo 50 non arriverà prima del 2017. E dunque la trattativa che definirà i termini dell’uscita si concluderà, bene che vada, nel 2019. Nel frattempo, la Gran Bretagna resta un membro a tutti gli effetti della Unione Europea, con rappresentanti e diritto di voto in Parlamento e Consiglio europeo. Per il momento, infatti, Londra ha solo rinunciato al suo turno di presidenza Ue (previsto nel secondo semestre 2017) e le uniche dimissioni annunciate sono quelle del rappresentante britannico in Commissione, il commissario agli affari finanziari Jonathan Hill. Tutti gli altri, anche i più strenui fautori della Brexit, sono rimasti al loro posto.
Quanto agli effetti economici della Brexit, passati i primi giorni di bufera, sui mercati finanziari sembra tornata una certa tranquillità. Intanto circola la prima valutazione delle prospettive economiche pubblicata dalla direzione generale dell’economia e degli affari finanziari della Commissione europea: per il 2016 la crescita nell’area euro si assesterà intorno all’1,5-1,6%. Nel 2017 il Pil del Regno Unito dovrebbe registrare una perdita tra l’1 e il 2,75%, ma anche i Ventisette rallentano, passando dal +1,9% delle previsioni pre-referendum a un +1,4%.
Biella, 27 luglio 2016