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Ritorno al futuro per il l’export made in Italy?

Dodici paesi assorbono quasi il 60 per cento delle esportazioni italiane: sono Germania, Francia, Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Spagna, Russia, Cina, Turchia, Giappone, Brasile, Emirati Arabi. Ed è proprio a questi mercati che guarda uno studio di Prometeia e dell’Agenzia Ice per il Comitato Leonardo per cercare di capire le prospettive di sviluppo dell’export made in Italy.

Dalla ricerca emergono almeno tre ragioni per puntare sui grandi mercati. In primo luogo, gli scenario del commercio mondiale fanno presagire nei prossimi anni una maggiore crescita delle importazioni lungo le tradizionali direttrici geografiche dell’export italiano, con il ritorno importante degli Stati Uniti e un ritrovato segno positivo per l’Europa. Già solo il mantenimento delle attuali quote garantirebbe a prezzi costanti almeno 28 miliardi di esportazioni in più nel prossimo triennio. In secondo luogo, presenza di una clientela ricca, sofisticata, in grado di cogliere gli elementi di differenziazione dell’offerta italiana si traduce in margini superiori rispetto ad altri mercati. Tra l’altro, risorse e margini attenuti in questi paesi possono sostenere l’insediamento in mercati più rischiosi, ma dalle interessanti prospettive di medio termine. Infine, i grandi mercati – sofisticati e competitivi – rappresentano un luogo ideale nel quale arricchire le competenze e far crescere la propria maturità industriale e quella della propria filiera.

Lo studio rivela anche un particolare curioso. Mentre nei mercati europei sono gli uomini ad apprezzare in modo particolare i prodotti italiani, negli Stati Uniti e nei paesi definiti “ibridi” dalla ricerca (Russia, Turchia, Cina, Brasile) sono soprattutto le donne a scegliere il made in Italy.

 

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