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L’Italia non è un paese per laureati

Sono sempre pochi i laureati in Italia: nella fascia d’età 25-34 anni sono appena il 21% della popolazione, contro il 39% di media dei paesi Ocse. Il nostro paese è dunque lontano dall’obiettivo fissato dalla Commissione europea: 40% di laureati nella fascia di età 30-34 anni nel 2020. La nota positiva è che, rispetto a dieci anni fa, i fuori corso sono la metà. Le ragazze sono più brave dei colleghi maschi: il 45 per cento delle donne finiscono gli studi in corso, contro il 40 degli uomini. Il voto medio di laurea è di 103,3 per le studentesse e 101 per gli studenti. Tutti questi dati sono certificati dal sedicesimo rapporto di Almalaurea sui laureati italiani, incentrato sui 230mila studenti che hanno discusso la tesi nel 2013.

E il numero dei laureati è destinato a rimanere basso anche nel futuro prossimo perché le immatricolazioni continuano a scendere dal 2003: ormai solo tre diciannovenni su dieci scelgono di iscriversi all’università. Le cause sono diverse: dalla crisi economica alle borse di studio ancora insufficienti, ma tra i giovani si fa strada anche il sospetto che la laurea non sia così decisiva nel mondo del lavoro. Sempre il rapporto Almalaurea riporta infatti che i manager italiani laureati sono ancora una minoranza, benché in crescita: erano il 14,7% del 2010, sono arrivati al 24,5% nel 2012.

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